martedì 30 dicembre 2008

Weltstadt mit Herz


Come circa più o meno sempre quando devo partire, ho quella sensazione in the fond of the stomac, che mi dice "ma perchè non te ne stai a casa???".
Poi però c'è quella parte into the wild cazzamente maggiore che mi fa venire voglia di scoprire il mondo, di scoprire che il tutto non finisce a fiorano, di scoprire che si può vivere all'oratorio, o si può vivere nel deserto, o si può vivere in una metropoli, o si può vivere per strada, o si può vivere in quelle casette tutte di legno, o si può vivere in un igloo...mi fa venire voglia di scoprire che si può essere tedeschi simpatici, finlandesi ospitali, italiani non mafiosi, arabi non terroristi, americani non bush, brasiliani che non sanno ballare la samba, africani che non suonano il bongo con l'osso al posto dell'elastico...mi fa venire voglia di sentire nuovi sapori, odori, colori, sensazioni, lingue, abitudini, tradizioni... anche se mentre mangi un piatto giallo evidenziatore rimpiangi i tortellini.
Insomma tutto questo per dire....
MUNCHEN ARRIVIAMEEEEEEEEEEEN!!!!!!!!!

sabato 27 dicembre 2008

I love Ungaretti's style

Quando
la notte è a svanire
poco prima di primavera
e di rado
qualcuno passa

Su Parigi s'addensa
un oscuro colore
di pianto

In un canto
di ponte
comtemplo
l'illimitato silenzio
di una ragazza
tenue

Le nostre
malattie si fondono

E come portati via
si rimane

mercoledì 24 dicembre 2008

Ma a te ti sento dentro come un pugno

E' che ogni tanto mi riprendo un libro, non è che lo rileggo tutto, ma solo le parti che ho sottolineato, magari con qualche scarabocchio nei bordi. Oggi ho aperto questo. Stranamente è Baricco. Stranamente lo sento dentro come un pugno.



"Vecchio, benedetto, Pekisch,questo non me lo devi fare. Non me lo merito. Io mi chiamo ancora Pehnt, e sono ancora quello che se ne stava sdraiato per terra a sentire la voce nei tubi, come se quella arrivasse davvero, e invece non arrivava. Non è mai arrivata. E io adesso sono qui. Ho una famiglia, ho un lavoro e la sera vado a letto presto. Il martedì vado a sentire i concerti che danno alla Sala Trater e ascolto musiche che a Quinnipak non esistono : Mozart, Beethoven, Chopin. Sono normali, eppure sono belle. Ho degli amici con cui gioco a carte, parlo di politica fumando il sigaro e la domenica vado in campagna. Amo mia moglie, che è una donna intelligente e bella. Mi piace tornare a casa e trovarla lì, qualsiasi cosa sia successa nel mondo quel giorno. Mi piace dormire vicino a lei e mi piace svegliarmi insieme a lei. Ho un figlio e lo amo anche se tutto fa supporre che da grande farà l'assicuratore. Spero che lo farà bene e che sarà un uomo giusto. La sera vado a letto e mi addormento. E tu mi hai insegnato che questo vuol dire che sono in pace con me stesso. Non c'è altro. Questa è la mia vita. Io lo so che non ti piace, ma non voglio che tu me lo scriva. Perché voglio continuare ad andare a letto, la sera, e addormentarmi.Ognuno ha il mondo che si merita. Io forse ho capito che il mio è questo qua. Ha di strano che è normale. Mai visto niente del genere, a Quinnipak. Ma forse proprio per questo, io ci sto bene. A Quinnipak si ha negli occhi l'infinito. Qui, quando proprio guardi lontano, guardi negli occhi di tuo figlio. Ed è diverso.Non so come fartelo capire, ma qui si vive al riparo. E non è una cosa spregevole. E' bello. E poi chi l'ha detto che si deve proprio vivere allo scoperto, sempre sporti sul cornicione delle cose, a cercare l'impossibile, a spiare tutte le scappatoie per sgusciare via dalla realtà ? E' proprio obbligatorio essere eccezionali ?Io non lo so. Ma mi tengo stretta questa vita mia e non mi vergogno di niente : nemmeno delle mie soprascarpe. C'è una dignità immensa, nella gente, quando si porta addosso le proprie paure, senza barare, come medaglie della propria mediocrità. E io sono uno di quelli.Si guardava sempre l'infinito, a Quinnipak, insieme a te. Ma qui non c'è l'infinito. E così guardiamo le cose, e questo ci basta. Ogni tanto, nei momenti più impensati, siamo felici.Andrò a letto, questa sera, e non mi addormenterò. Colpa tua, vecchio, maledetto Pekisch.Ti abbraccio. Dio sa quanto ti abbraccio.Pehnt, assicuratore."

domenica 21 dicembre 2008

sbuf.


E' una bella merda.
L'ho cercato di spiegare ma non riesco. quindi Canc.
E' giusto ma il fatto che sia giusto non toglie che sia una merda. Una merda avere questo potere su una persona. Mi fa cagare. Mi fa cagare pensare che qualcuno potrebbe averlo su di me. Mi fa cagare pensare all'indietro in questo momento.





Nota di hope:
"siamo in corsa verso la felicità, e seguire la verità credo sia un buon sentiero."

'nza perla mia unica lettrice :)


lunedì 15 dicembre 2008

fontana di trevi


Scrivo qua. non ho troppe altre idee per cercare di chiudere i rubinetti.

E' da ieri pomeriggio che lo spreco d'acqua continua. da ieri pomeriggio quando in cerchio con persone che non conosci da sempre ma a cui vuoi già un pò di bene qualcuno dice " ho avuto la sensazione che sia una persona che c'è sempre, sta un pò indietro per non disturbare, ma sai che puoi contare sempre su di lei". e si riferiva a una scema a cui vuoi bene, che però conosci da sempre. e siete pure sposate. e sai che sta un pò indietro perchè crede di essere meno, quando vista con i tuoi occhi dovrebbe stare in prima fila con i secchioni. e sai che c'è sempre davvero. ma sentirlo dire dall'esterno è stato....swuoomp...fontane senza controllo.figura di merd. piagnona del caz.

Poi continua su una poletta stracarica,guidata da un fantasma cazzone, che ogni tanto spara la perla puci, o ti sbarra l'occhio e ti fa capire che ha capito un sacco di cose non dette, con in sottofondo quella canzone che sai che piace tanto a lei, a lei che domani parte, ed è contenta, ma che intanto se la piange. Allora te cisti fornaia, ti asciughi un attimo, perchè tanto è buio e nessuno ti ha beccato.

"where trouble melts like lemon drops high above the chimney tops that's where you'll find me..."

Stamattina arriva quel cinese, e glielo leggi in quegli occhi a mandorla che ieri sera è andato a letto con il tuo stesso pensiero e che si è svegliato del tuo stesso umore.

Mi ritrovo davanti a pagine da riempire con un pò di inchiostro, come se la mia bic blu, sempre quella nell'astuccio dell'uni, potesse bastare a scrivere quanto bene gli voglio, quanto sono felice che partano, quanto vorrei che restassero.

The nella casa reale. Ti senti re artù seduto alla tavola rotonda, giri lo sguardo in senso orario, in senso antiorario, ed è la stessa cosa. vuoi cazzo bene a tutti quei cavalieri. non solo a quelli che partono. perchè in battaglia sono stati e sai che saranno lì a fianco, perchè al banchetto brinderanno con te.(sì ho appena finito di vedere il film sul sei su mago merlain...)

Camera rosa. Testa sulla pancia di yoyo gigante. qui non faccio neanche la fornaia, perchè fare i fornai con se stessi serve a poco. fontane perchè vorrei partire per grandi imprese quando non riesco neanche a sbrogliarmi nelle piccole, aiutare quelli lontani quando con quelli vicini sai di aver sbagliato. "Io, che ero la persona più in gabbia del mondo, volevo andare in giro a liberare la gente"

sulla pancia di yoyo a chiedersi il perchè di tante cose.

sulla pancia di yoyo a non trovare una risposta.

sulla pancia di yoyo a pensare che voglio un pensiero superficiale che renda la pelle splendida, senza un finale che faccia male con i cuori sporchi e le mani lavate...




mercoledì 3 dicembre 2008

Alberto Caeiro, Ricardo Reis, Álvaro de Campos...semplicemente Fernando Pessoa. Perchè le cose vanno chiamate con il loro nome.

Quello che c’è in me è soprattutto stanchezza
non di questo o di quello
e neppure di tutto o di niente:
stanchezza semplicemente, in sé,
stanchezza.
La sottigliezza delle sensazioni inutili,
le violente passioni per nulla,
gli amori intensi per ciò che si suppone in qualcuno,
tutte queste cose
-queste e cio’ che manca in esse eternamente -
tutto ciò produce stanchezza,
questa stanchezza,
stanchezza.
C’è senza dubbio chi ama l’infinito,
c’è senza dubbio chi desidera l’impossibile,
c’è senza dubbio chi non vuole niente
-tre tipi di idealisti, e io nessuno di questi:
perchè io amo infinitamente il finito,
perchè io desidero impossibilmente il possibile,
perchè voglio tutto, o ancora di più, se può essere,
o anche se non può essere…
E il risultato?
Per loro la vita vissuta o sognata,
per loro il sogno sognato o vissuto,
per loro la media fra tutto e niente, cioè la vita…
Per me solo una grande, una profonda,
e, ah, con quale felicità, infeconda stanchezza,
una supremissima stanchezza,
issima, issima, issima,
stanchezza…



Ero indecisa su quale poesia pubblicare. Ho optato per questa perchè è la prima che ho letto ed è stata quella che mi ha fatto innamorare. Il primo bacio insomma.
Difficile commentare un poeta, e soprattutto quello che del poeta ti arriva...posso solo dire che ogni tanto mi chiedo se qualche verso, per sbaglio, sia uscito dalla mia bic blu che è nell'astuccio dell'uni...

martedì 2 dicembre 2008

For example: library


A destra libri. A sinistra libri. Chiudo gli occhi...inspiro. Odore amplificato di notti d'estate, passate a perdersi tra pagina uno e pagina duecentoquarantacinque. Penso che vorrei che esistesse davvero il cimitero dei libri dimenticati immaginato da Zafòn, per perdermici dentro, seguendo le vie del caso, se al caso vogliamo credere, finchè ad un certo punto sentirei che è il momento di fermarsi. Inizierei a leggere i titoli sulle copertine, scorrerei veloce lo sguardo...poi improvvisamente eccolo. Lui. Lo saprei e basta. Come quando ti raccontano le grandi storie d'amore, che fin dal primo momento l'avevano capito che Lui era l'uomo della vita. Uguale. Lui il libro della vita.

Riapro gli occhi e non sono in una notte nebbiosa barcellonese, ma in un'umida giornata fioranese, in biblio con di là un esame da preparare. Ma non mi và ancora di tornare alla realtà, quella in cui dovrei essere seriamente impegnata nella lettura de "La riscoperta del sacro tra le due guerre".

Resto qui ancora un pò, in questa striscia di universo insonorizzata, ad immaginarmi che forse un giorno qualcosa di mio sarà impilato tra Hemingway e Moccia, che forse un giorno qualcuno annoiato inciamperà nel titolo, ne rimarrà colpito quel tanto che basta per fargli allungare la mano e leggere il retro. Forse lo porterà anche a casa e una notte proverà quello stesso brivido che provo io quando lentamente aprò la copertina e senza neanche pensarci dimentico il mio mondo per entrare in un altro...

Probabilmente non sarà. Ma di sicuro sarebbe bello. Non tanto per il fatto di aver scritto un libro che magari a qualcuno piace, no. Ma perchè significherebbe avere qualcosa da dire. Qualcosa da restituire al mondo.

"L’uomo costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo. La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun’altra, ma che nessun’altra potrebbe sostituire. (…) le nostre ragioni di leggere sono strane quanto le nostre ragioni di vivere."