mercoledì 3 dicembre 2008

Alberto Caeiro, Ricardo Reis, Álvaro de Campos...semplicemente Fernando Pessoa. Perchè le cose vanno chiamate con il loro nome.

Quello che c’è in me è soprattutto stanchezza
non di questo o di quello
e neppure di tutto o di niente:
stanchezza semplicemente, in sé,
stanchezza.
La sottigliezza delle sensazioni inutili,
le violente passioni per nulla,
gli amori intensi per ciò che si suppone in qualcuno,
tutte queste cose
-queste e cio’ che manca in esse eternamente -
tutto ciò produce stanchezza,
questa stanchezza,
stanchezza.
C’è senza dubbio chi ama l’infinito,
c’è senza dubbio chi desidera l’impossibile,
c’è senza dubbio chi non vuole niente
-tre tipi di idealisti, e io nessuno di questi:
perchè io amo infinitamente il finito,
perchè io desidero impossibilmente il possibile,
perchè voglio tutto, o ancora di più, se può essere,
o anche se non può essere…
E il risultato?
Per loro la vita vissuta o sognata,
per loro il sogno sognato o vissuto,
per loro la media fra tutto e niente, cioè la vita…
Per me solo una grande, una profonda,
e, ah, con quale felicità, infeconda stanchezza,
una supremissima stanchezza,
issima, issima, issima,
stanchezza…



Ero indecisa su quale poesia pubblicare. Ho optato per questa perchè è la prima che ho letto ed è stata quella che mi ha fatto innamorare. Il primo bacio insomma.
Difficile commentare un poeta, e soprattutto quello che del poeta ti arriva...posso solo dire che ogni tanto mi chiedo se qualche verso, per sbaglio, sia uscito dalla mia bic blu che è nell'astuccio dell'uni...

1 commento:

Galla ha detto...

...
basait,
come dicono gli inglesi.